Biografia

Flavio Costantini nasce a Roma il 21 settembre 1926. Dopo il diploma di Capitano di lungo corso presta servizio nella Marina Militare, raggiungendo il grado di Sottotenente di vascello. Dal 1951 al 1954 naviga con la Marina Mercantile.

In questi anni ancora di formazione, il suo interesse principale è la letteratura, in particolare è un appassionato lettore di Franz Kafka, del quale inizia a illustrare alcuni romanzi (America, Il Processo).

Abbandonato definitivamente il lavoro come marittimo nel 1955 si stabilisce a Rapallo, dove nel frattempo si era trasferita da Roma la sua famiglia.

Nella vicina Santa Margherita Ligure conosce il creatore e produttore di alta moda Gianni Baldini che, del tutto casualmente, si accorge del suo talento artistico. Inizia così a disegnare stoffe per gli Stampati del Portofino, una produzione artigianale di abbigliamento per donna.

In questo periodo e nell’ambito del lavoro per Baldini, Costantini conosce lo scenografo, illustratore e artista Emanuele Luzzati, un incontro che sarà determinante sia da un punto di vista personale, sia per le numerose, felici occasioni professionali che ne deriveranno. Attraverso Luzzati, conosce anche il disegnatore e cartoonist Marco Biassoni e l’allora già affermato cartellonista e grafico pubblicitario Dario Bernazzoli. Bernazzoli e Biassoni, con Ettore Veruggio, avevano dato vita nel 1956 a uno studio pubblicitario associato, lo studio Firma, al quale, alla fine dell’anno, Costantini decide di unirsi, inizialmente in qualità di contabile. Nella realtà, grazie al lavoro in Firma già nel corso dell’anno seguente l’artista comincia a pubblicare le sue prime illustrazioni sulle riviste aziendali delle società petrolifere Esso e Shell, clienti dello studio.

Negli stessi anni Costantini conosce Eugenio Carmi e, attraverso di lui e Carlo Vita Fedeli, inizia a collaborare con la società Italsider, per la quale tra l’altro realizza le illustrazioni per le pubblicazioni aziendali. L’acciaio tra gli ulivi, 1961, e Le città del ferro, 1966.

L’artista lavora parallelamente a una sua produzione artistica personale: nel 1959, dopo un viaggio in Spagna, dipinge una serie di olii su tela dedicati alla tauromachia. Dal 1963, dopo un viaggio in Unione Sovietica e una serie di letture e ricerche sul movimento libertario internazionale suggerite dal fratello Claudio, realizza opere a tempera che ripercorrono alcuni eventi della storia del movimento anarchico tra il 1878 e il 1926. La caratteristica principale di questa produzione è il riferimento puntuale alle fonti documentarie e iconografiche dell’epoca, un metodo di lavoro che l’artista, nel corso della sua intera attività, non abbandonerà mai.

La riflessione sulla violenza nella Storia e, in particolare, su quella che caratterizza la prima metà del Novecento, viene approfondita da Costantini negli anni Ottanta. L’artista non è più interessato a rappresentare l’evento in sé, ma sceglie di descrivere ciò che succede prima e dopo, soffermandosi in maniera ossessiva sui dettagli dell’attesa o del compimento dell’evento. Le opere si svuotano così dei personaggi e dell’azioni per rappresentare solo architetture e spazi vuoti e perfetti ma inesorabilmente intaccati dalle tracce del disastro. A questa nuova ricerca – nella quale si esprime tutto lo scetticismo di Costantini rispetto a una possibile “salvazione” politica e personale – appartengono le tempere dedicate al naufragio del transatlantico Titanic, avvenuto nel 1912, e ai luoghi dell’esilio e della morte della famiglia Romanov durante la Rivoluzione russa del 1917, o anche i bozzetti preparatori pensati per un ciclo di opere sul Ghetto ebraico di Varsavia imposto dai nazisti a partire dall’ottobre del 1943.

Sempre dagli anni Ottanta in poi l’artista realizza una serie di ritratti, per la maggior parte dedicata agli scrittori e ai poeti che ha amato, ritornando così all’origine della sua ispirazione artistica, la letteratura.

Da un punto di vista stilistico, l’intera opera di Costantini ha avuto un percorso completamente personale e autonomo: autodidatta, l’artista non hai mai nascosto la sua insofferenza per il mondo dell’arte e l’impossibilità di riconoscersi in un movimento artistico definito. Fin dall’inizio, la stessa adesione alla figurazione è smentita dalle prospettive sempre spiazzanti e dalle proporzioni irregolari. Il tratto nero che delinea ritratti, figure e architetture – a volte spesso e incisivo, a volte sottilissimo – accompagna tutta la sua produzione ed è diventato una delle caratteristiche inconfondibili delle sue opere.

Costantini è stato anche illustratore di numerosi libri. Tra i principali, Il cavallino di fuoco di Vladimir Majakovskij (Emme Edizioni, Milano 1969; ristampa Editions des Lires, Parigi 2003), Cuore di Edmondo De Amicis (Olivetti, Milano 1977), La linea d’ombra di Joseph Conrad (Nuages, Milano 1989), Ricordi dal sottosuolo di Fëdor Dostoevskij (Nuages, Milano 1997).

Ha inoltre collaborato con le sue illustrazioni a numerosi quotidiani e periodici nazionali, tra i quali «La Domenica del Corriere», «Corriere della Sera», «La Repubblica», «L’Europeo», «Panorama» e «L’Espresso».

Nel 2011, per volontà di famigliari e amici, è nata l’Associazione culturale Archivio Flavio Costantini, impegnata a tutelare e valorizzare la conoscenza della sua opera, a promuoverne lo studio e a conservare il lascito della biblioteca e dei documenti appartenuti all’artista, morto a Genova il 20 maggio 2013.